Licenziato per “vendetta”

Mercoledì 04 Agosto - 16:13

In gergo si direbbe che è stata tutta una montatura. Un operaio accusato dalla cooperativa per la quale lavorava, di minacce rivolte ad un suo superiore, e per questo licenziato in tronco. La sentenza del tribunale, però, ha smontato ogni accusa svelando un subdolo retroscena fatto di ritorsioni ai danni del lavoratore semplicemente perché si sarebbe rivolto ai sindacati per far valere i propri diritti sul posto di lavoro. E’ quanto accaduto all’interno di uno stabilimento di un’azienda, fra le leader del settore carni, della Piana Rotaliana. L’operaio in questione è un cittadino del centro Africa, arrivato in Trentino come tanti da disperato alla ricerca di fortuna. Era stato ingaggiato da una cooperativa che fornisce e gestiva il personale per manodopera per conto di aziende come quella della Rotaliana dove si recava quotidianamente. Dopo un po’ di tempo, però, l’uomo ha cercato sostegno presso la FLAI della Cgil del Trentino, denunciando una condizione di lavoro estrema. Il sindacato ha fatto gli approfondimenti del caso accertando che la cooperativa operava trattenute di vario titolo sulla busta paga del lavoratore: ad esempio rimborsi spese che il lavoratore avrebbe dovuto al datore di lavoro, inseriva somme a titolo di permessi e ferie godute ma mai usufruite e non venivano riconosciuti gli straordinari. La Flai ha allora tentato di avviare un confronto con i datori di lavoro, confronto sempre respinto fino quando, lo scorso mese di febbraio, l’operaio è stato licenziato con l’accusa di aver aggredito con un coltello un suo superiore. Il ricorso alla giustizia, scelto dal sindacato, avrebbe smontato le accuse e condannato la cooperativa a reintegrare il lavoratore.

La nostra Piattaforma multimediale

  • 24/04 ore: 13.41

  • 24/04 ore: 13.22

  • 24/04 ore: 13.12

  • 24/04 ore: 07.28

  • 24/04 ore: 07.22

  • 23/04 ore: 20.38

  • 23/04 ore: 20.11

  • 23/04 ore: 14.38

  • 23/04 ore: 14.27

  • 23/04 ore: 14.02