Un bacio tra due mondi. L’Atala a Castel Thun

Sabato 28 Maggio - 09:09

Atala e Chactas erano due giovani nativi americani. Fuggiti insieme nella foresta, i due avvertono una naturale attrazione ma sono divisi dalla morale religiosa: Chactas è infatti pagano, mentre Atala è cristiana. Per non contravvenire a un voto di castità pronunciato sul letto di morte della madre, temendo di non resistere a una passione che ritiene peccaminosa, Atala assume del veleno nel momento stesso in cui sta per compiersi il loro primo incontro amoroso. È questa la tragica storia di Atala e Chactas inventata dal romanziere francese Chateaubriand, che ora rivive nelle sale di Castel Thun grazia alla mostra dedicata ad una delle più belle sculture realizzate a metà Ottocento dallo scultore Innocenzo Fraccaroli. La mostra, curata da Roberto Pancheri e allestita nel Torrino che un tempo ospitava la Biblioteca di Castel Thun, intende proporre un focus su una delle più pregevoli sculture di tema profano approdate nel corso del XIX secolo in Trentino, il gruppo scultoreo di Atala e Chactas di Innocenzo Fraccaroli: un “bacio” tra i più seducenti dell’Ottocento italiano, che si colloca agevolmente accanto all’icona romantica ideata negli stessi anni da Francesco Hayez. Erede del classicismo canoviano e interprete, al contempo, della nuova sensibilità romantica, lo scultore veronese si cimentò con il tema di Atala fin dal 1846, anno in cui la prima versione della statua comparve in mostra all’Accademia di Brera, suscitando vasta eco ed entusiastiche recensioni. L’esemplare esposto a Castel Thun è l’unica redazione in marmo finora rintracciata e proviene dalla collezione dei baroni Salvotti de Bindis di Mori. Accanto ai ritratti di Chateaubriand e del giudice Antonio Salvotti, in mostra sono presenti materiali fotografici e librari attinenti alla statua e alla sua fonte letteraria, tra cui alcune edizioni ottocentesche dell’Atala e del Genio del Cristianesimo, l’opera più programmatica dello scrittore francese, nella quale confluì anche il suo romanzo americano. Notevole in particolare l’edizione milanese del 1887 illustrata da Gustave Doré.

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